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Conto Corrente Emozionale: la metafora di Covey per la gestione efficace delle relazioni

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“E’ più nobile dedicarsi completamente a un singolo individuo che lavorare diligentemente per la salvezza delle masse”

Dag Hammarskjold, Segretario Generale Nazioni Unite

 

Il prof. R. Waldinger, Università di Harvard, nell’ambito dello studio Harvard Study on Adult Development che va avanti da oltre 75 anni, conferma quanto  salute e felicità dipendano anche dalla qualità della nostra vita relazionale, delle connessioni sociali ed emozionali con gli altri.

Cosa possiamo fare per crearle?

Stephen R. Covey, tra i massimi esperti di crescita personale, fornisce l’efficace metafora del conto corrente emozionale da cui sorgono spunti operativi e pragmatici.

La metafora si basa sul concetto di fiducia. Più il conto corrente avrà una riserva alta e maggiore sarà il credito da poter utilizzare. Minore la riserva, minore la fiducia e dunque il credito.

Come per il conto corrente bancario, affinché vi sia una riserva è necessario fare depositi, e i depositi sono necessari affinché ci possano essere dei prelievi.

Gestire il conto corrente emozionale richiede costante attenzione e un lavoro di lungo periodo, in special modo per le relazioni con le persone con cui abbiamo una interazione elevata e frequente.

Nelle situazioni di conflitto, quando ci sono difficoltà comunicative, tendiamo ad imputare la responsabilità di ciò che accade agli altri.

Tendiamo a metterci nell’effetto, ad assumere un ruolo vittimistico che traspare anche dal linguaggio che utilizziamo: “E’ colpa sua!”, “Non mi ascolta, quindi io…””, “Siccome ha fatto questo, allora io…”

Il primo passo per migliorare la qualità di una relazione è quello di  modificare questo paradigma così limitante e imparare ad assumercene la responsabilità al 100%.

Questo non significa che il problema relazionale è sotto il nostro completo controllo. Significa altresì che proveremo ad influenzarlo, ci  prenderemo il potere di agire su quel conflitto, di trovare una strategia comunicativa per risolvere quel fraintendimento

Sviluppare uno stile di comunicazione assertiva permette di perseguire con più efficacia questo risultato.

Prendersi la responsabilità al 100% è il prerequisito per decidere se vogliamo adoperarci e investire energie per migliorare e/o coltivare quella relazione.

Potremmo decidere di lasciar andare quella persona, quella relazione perché richiederebbe troppo impegno e lavoro. Questo passaggio ci permetterà di individuare quelle relazioni su cui invece decideremo di investire e di fare in modo che il conto corrente emozionale abbia una buona riserva.

 

Con queste persone, quali depositi possiamo fare?

 

  1. Comprendere la persona

Comprendere la persona significa essenzialmente riuscire a metterci nei suoi panni, avvicinarci alla persona e produrre effetti positivi.

Vuol dire capire che cosa è veramente importante per quella persona.  Potrebbe trattarsi di qualcosa che noi consideriamo un’inezia, una banalità. Comprendere la persona ci permette di capire i suoi valori e individuare le sue priorità. Rispettarle sarà uno dei più grandi e importanti depositi che potremmo fare e sicuramente un prerequisito per gli altri versamenti.

 

  1. Stare attenti alle piccole cose

Le piccole cose, attenzioni, gentilezze sono estremamente importanti.

Basta riflettere un momento sull’effetto che hanno su di noi le altrettanto piccole disattenzioni o mancanze di rispetto che riceviamo.

Basta davvero poco, il loro valore è elevato perché attraverso le piccole cose diciamo alla persona che teniamo alla nostra relazione e che per noi non è scontata.

 

  1. Mantenere le promesse

Nell’ambito del coaching ontologico, emerge la diffusa difficoltà di molte persone nel fare le  promesse e nel mantenerle.

Promettere è un atto linguistico di primaria importanza per creare un rapporto di fiducia con l’altro, che sia un amico, un parente, il proprio collega o il proprio capo.

Non rispettare le promesse è un grande prelievo, che fa incrinare il rapporto. Ci porterà a non credere alla promessa successiva che la persona formulerà. Ha dunque un impatto sul futuro.

Talvolta il problema del fare le promesse nasce dalla difficoltà di dire no.

Si preferisce dire sì poco convinti, che talvolta diventano troppi,  e che poi non possono essere mantenuti.

Altre volte nasce dalla difficoltà di negoziare soluzioni alternative, che meglio rispetterebbero le reciproche esigenze.

Quando si spezza il ciclo di coordinazione delle azioni, in cui a delle richieste seguono delle promesse, si incrina la relazione.

A volte ci sentiamo costretti al sì per paura del giudizio o  di intaccare la relazione. Quanti conflitti nascono in ambito lavorativo –  e non solo – per questo meccanismo!

E come fare quando nascono delle circostanze per cui non possiamo più mantenere quella promessa?

Se non vogliamo intaccare la relazione, dovrà essere nostra premura avvertire con tempestività l’altro e chiedere di poter essere sciolto dall’impegno proponendo di rimediare ad eventuali problemi creati.  Solo così potremmo rimanere fedeli alle nostre esigenze e nel contempo rispettosi dell’altro.

 

  1. Dichiarare le aspettative

“Pensavo che  preparassi tu il report”

“Io mi aspettavo che l’obiettivo fosse chiaro…”

“Pensavo che questo non rientrasse nella mia job description…”

Spesso è da dialoghi come questi che nascono i conflitti e risentimenti, dunque dei  prelievi nel conto corrente.

Potremmo affermare che quasi tutte le difficoltà relazionali nascono da aspettative non chiare, non definite.

Il deposito si concretizza nel momento in cui investo tempo, risorse, energie nel dichiarare le mie aspettative e nel cercare un feedback da parte dell’interlocutore..

E’ difficile, significa affrontare subito eventuali differenze di aspettative.

Chiediamoci, quanto “costa” non farlo?

 

  1. Saper chiedere scusa

“Se devi inchinarti, che l’inchino sia profondo”

Chiedere scusa è un atto linguistico che genera un grande deposito nel conto corrente emozionale.

Per compierlo è necessario aver sviluppato una sicurezza in se stessi ed una certa solidità interiore. Implica avere chiaro quali siano i nostri radicati valori.

Le persone insicure, che tendono alla passività,  hanno una certa difficoltà a chiedere scusa. Sembra loro di diventare troppo vulnerabili, temono di apparire deboli.

Se le scuse sincere generano un versamento, quelle ripetute  e poco sincere creano un prelievo.

 

  1. Dare prova di coerenza personale

Potremmo mai dare fiducia ad una persona che non dimostra coerenza tra ciò che dice ed i suoi comportamenti?

Il cammino della coerenza  ci permette di sviluppare la nostra leadership e di generare stimoli e crescita negli altri attraverso l’esemplarità dei comportamenti.

La coerenza implica onestà e l’onestà genera fiducia.

La coerenza passa attraverso le piccole azioni. La persona coerente si impegna per risultare affidabile.

E’ il comportamento opposto a quello dell’ipocrita.

La coerenza e la fiducia si fondano anche sulla sincerità. Chi è coerente tende ad utilizzare una comunicazione assertiva, onesta, sincera, rispettosa affinché non leda la dignità della persona

  1. Ascoltare attivamente

Saper ascoltare  vuol dire fare un grande deposito.

Ascoltare implica comunicare all’altro che per noi è quello che ci dirà è importante, che lui è importante. E che ci impegniamo a comprenderlo senza giudicarlo.

Implica abbassare la propria radio interna e fare spazio al mondo dell’altro.

Quando non lo facciamo sentire giudicato, l’altro si aprirà a noi.

Creeremo un rapporto di fiducia.

 

  1. Accettare l’altro come legittimo

Un altro grande deposito si compie nel  momento in cui noi facciamo sentire l’altro accettato nella sua essenza, nei suoi bisogni e valori.

Diventa un atto che ha una grande forza generativa  e trasformazionale, di supporto, incoraggiamento alla crescita e allo sviluppo.

Una competenza imprescindibile per un capo che vuol assumere il ruolo di leader.

 

Quale sarà il tuo prossimo versamento?

A chi sarà rivolto?

Quando lo farai?

 

 

 

Saida Nicolini

 

Photo by XiaoXiao Sun on Unsplash

Una risposta a “Conto Corrente Emozionale: la metafora di Covey per la gestione efficace delle relazioni”

  1. Antonio scrive:

    Bel post, l’ho condiviso con i miei amici.

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